Quanto è importante saper leggere un’etichetta? Poco, se questa non dice tutta la verità!
Recentemente un test del mensile “Il Salvagente” ha rivelato che su un campione di 15 oli che si “vantano” di essere extravergini quasi la metà non raggiunge gli standard necessari per essere definiti tali.
Il panel test condotto in collaborazione con il laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma ha stabilito che alcuni tra questi oli sono semplicemente di oliva vergine e non “extra” come indicato in etichetta.
L’appartenenza ad una categoria piuttosto che ad un’altra è data da una parte fondamentale del test, la prova organolettica. I risultati dell’analisi devono rientrare in “stringenti parametri normativi predeterminati”, gli stessi che secondo gli esperti non possono essere interpretabili in maniera arbitraria, ma sono una definizione soggettiva della qualità.
Tra i risvolti negativi di questo risultato non c’è però solo l’aspetto qualitativo, ma anche quello economico.
Il costo di un extravergine è ben diverso da quello di un olio di categoria inferiore, per ovvi motivi legati a tutte le procedure della filiera di produzione, alla cura e al duro lavoro di chi si impegna per ottenere un prodotto di qualità.
Chi vende un olio “qualsiasi” ad un costo superiore spacciandolo per un extravergine provoca un danno enorme a tutto il mercato, oltre ad ingannare il consumatore finale.
L’invito da parte degli organi competenti, che si impegnano nel costante controllo di tutti i processi di produzione e revisione dei prodotti, è di informarsi e porre particolare attenzione alla tracciabilità.
(Fonte: corriere.it/economia)
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